Blog - Domenico Nordio

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Domenico Nordio
IL LIBRO NERO DI UNO STRIMPELLATORE


ORGOGLIOSAMENTE SOCIALFREE
pubblicato il 23.03.2023



Sono parte di una generazione di musicisti che è emersa senza l'ausilio dei social. Anzi, che è cresciuta senza internet, addirittura. Ed è cresciuta bene: niente perdite di tempo davanti alla tastiera di un pc, niente post stucchevoli e ammiccanti, niente foto ritoccate su Instagram, niente video montati ad arte, ma tanto studio, tanto palcoscenico, tanto contatto diretto con il pubblico e tanti articoli sui quotidiani (bei tempi, lo so). Ciò premesso, è evidente che i falsi d'autore, dei quali oggi la rete è piena, non possono che avere vita breve. E' l'arte stessa che, quando è artefatta, puzza di marcio fin da lontano. E' inutile curare nei dettagli la propria immagine virtuale, se poi quel che difetta è la sostanza. Sì, insomma, puoi pure apparire quale genio, salvo poi rivelarti un cretino alla prova dei fatti. E i fatti, per un musicista, non sono i commenti positivi sugli scritti autopromozionali, sono i concerti.

Eppure ci sono cascato anch'io. Sono stato uno dei pionieri: fra i primi, infatti ho aperto un mio profilo FB, quando tutti i miei colleghi deridevano la scelta, perché ritenevano che la piattaforma sarebbe caduta in disgrazia in un amen. Credevo sarebbe stato divertente, non certo utile: lì dentro non sono mai cascato nell'errore di occuparmi della mia carriera più dello stretto necessario, se non per annunciare gli eventi ai miei follower, su loro richiesta specifica.

Adesso ho deciso di chiudere tutto.

Potrei dirvi che lo faccio perché i miei profili si sono riempiti di odiatori, che sputano sentenze a destra e a manca sulla mia vita, senza conoscere nulla di me, se non quello che ho voluto far emergere. Oppure perché i voyeur da tastiera mi fanno orrore, sempre lì alla disperata ricerca di notizie sui colleghi, nella speranza di vederli affogare nelle sabbie mobili del dimenticatoio.

E invece no, miei cari, non sono così banale. Chiudo perché non essere social, come oggi son tutti, è un segno di distinzione. Non aver bisogno di sbracciare in modo scomposto, nell'illusione di sembrare migliori di quel che si è, per ritagliarsi degli spazietti lavorativi, è un segno di distinzione. Sparire misteriosamente dalla circolazione, per poi ricomparire magicamente sotto i riflettori, è un segno di distinzione.

I nostri papà, che centellinavano le loro apparizioni pubbliche, lo avevano capito: nella carriera, così come in amore, vince chi fugge e viene inseguito. Non vince certo chi titilla, alla ricerca di sterili like, una massa informe di senza volto, infestata da zecche e pecoroni.

Amen.




©DNC, 2023

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